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Dall’intelligenza emotiva all’intelligenza affettiva

 

Dal mese di febbraio di quest’anno è iniziata per me un’esperienza assolutamente nuova. Come formatrice, in aula, fino a quel momento avevo sempre gestito degli adulti. Il grande salto è stato avere in aula un gruppo di adolescenti, fascia d’età 14-17 anni, in obbligo scolastico.

L’obbligo consiste nel fatto che il percorso di istruzione, secondo le norme vigenti, deve durare almeno 10 anni, quindi, terminata la terza media, per l’assolvimento, i ragazzi possono scegliere tra:

  • frequentare il primo biennio di un percorso quinquennale di scuola superiore
  • frequentare il primo biennio di un percorso triennale di Istruzione e Formazione Professionale (IEFP)
  • entrare nel mondo del lavoro con contratto di apprendistato, dopo aver compiuto i 15 anni di età.

La mia attività di formazione si è inserita nell’ambito di un percorso IEFP, finalizzato all’abilitazione della figura professionale di “acconciatore”.
In particolare, la mia materia, Impresa Formativa Simulata, circa 300 ore nell’arco del primo anno, è una modalità di realizzazione dell’alternanza scuola lavoro. Questa metodologia consente al destinatario di apprendere competenze operative, rafforzando le conoscenze acquisite con lo studio e acquisendo i principi di gestione dell’impresa, attraverso il fare, “action-oriented learning”. Si tratta quindi di sviluppare competenze trasversali che rendano i ragazzi, in grado, un domani, di avviare e gestire un’attività di impresa nell’ambito della professione per la quale avranno conseguito la qualifica.

Le competenze fanno parte delle “competenze chiave europee” dette anche competenze di cittadinanza, e tra queste, quelle individuate come essenziali per questo corso sono: alfabetico funzionali-comunicazione; matematico-scientifiche-tecnologiche (problem solving); digitali; storico-geografiche-giuridiche-economiche. A queste si aggiungono competenze specifiche quali: comunicazione professionale; promozione e vendita, conoscenza normative sicurezza ed adempimenti fiscale di base.

Se inizialmente questo obiettivo mi ha entusiasmato, per la possibilità di proiettare queste giovani menti verso un futuro lavorativo concreto, dall’altra, ho dovuto fare velocemente i conti con la realtà, ossia con un gruppo classe in buona parte caratterizzato da un basso interesse per l’apprendimento ed una motivazione molto fragile, anche rispetto alle specifiche finalità del corso.
Ho quindi potuto rendermi conto in modo diretto di come la “formazione professionale, come azione condotta nella società al fine di preparare i giovani all’acquisizione di abilità direttamente impegnabili in un lavoro specifico di utilità personale e collettiva, funziona da sempre come area di accoglimento anche di giovani usciti dal percorso scolastico tradizionale ed in cerca di una qualificazione occupazionale” [1]rassegna Cnos, Chistolini S., “Interventi metodologici per adolescenti poco motivati allo studio”, pag. 50.

La presenza in aula di molti di questi ragazzi, quindi, dopo un periodo di conoscenza iniziale, mi è apparsa frutto dell’obbligo più che appunto di una precisa scelta formativa, di un’aspirazione o di un desiderio. La storia scolastica precedente di ognuno di loro, per motivi e storie diverse, è stata costellata da delusioni, scelte inadeguate, tentativi di strade non andate a buon fine.

Non ultima, infine un’altra importante evidenza: enormi falle nelle conoscenze scolastiche di base, dal presidio della lingua italiana, alla storia, geografia e matematica.

Tutto ciò, dopo una prima apparente partecipazione, si è tradotto in un comportamento generale dell’aula, poco attento, non rispettoso delle regole, a dir poco rumoroso ed indisciplinato.
Come poter gestire la formazione di un gruppo di adolescenti in queste condizioni?
Alla luce di questi mesi, facendo un’analisi a posteriori, credo che sia stato fondamentale aver maturato un percorso di auto-consapevolezza, avere coscienza innanzitutto delle mie emozioni. Senza questo non avrei potuto stabilire un livello di connessione profonda con i ragazzi, non avrei potuto comunicare con loro, ponendo cura e attenzione verso ognuno di essi.

Non possiamo non considerare come, secondo Daniel Goleman, l’auto-consapevolezza è la principale competenza dell’intelligenza emotiva.
In questi mesi di insegnamento, aver a che fare con questi ragazzi, mi ha reso partecipe delle loro emozioni, di quanto queste siano fondanti alla loro età, del variare dei loro stati d’animo, che può cambiare da un minuto all’altro. Il pericolo più grande è stato quello di farsi travolgere dalla violenza e dal proliferare di queste emozioni. Il mio obiettivo è stato quello di trasformarle in energia creativa all’interno di role playing (comunicazione/problem solving ecc.), competizioni didattiche che attraverso il gioco trasmettessero conoscenze (storia/geografia ecc.) e life skills (lavoro in team ecc.).

Il presupposto di base dal quale mi sono mossa è che “le emozioni sono la principale forza attorno alla quale si organizzano la psiche e l’azione umana perché sono tutti i momenti emotivi che abbiamo vissuto nella nostra storia personale ad essere stati assorbiti nel nostro inconscio e ad aver influenzato profondamente la nostra struttura psicologica inconscia, determinando così fortemente lo sviluppo della nostra personalità.” (Rolando Toro Araneda)

Il secondo aspetto sul quale ho riposto molta cura, considerando le storie pregresse di ognuno di loro, caratterizzate spesso, come detto, da fallimenti nel percorso scolastico, è stato quello dell’autostima.
“Avere una positiva e sana autostima invece vuol dire sapere percepirsi in modo realistico, conoscere i propri punti di forza e di debolezza, valorizzando i primi e tenendo sotto controllo i secondi nel tentativo di un miglioramento continuo. Vuol dire essere consapevoli di ciò che dipende da noi e ciò che è da imputarsi alla situazione o ad altri”. [2]Modulo III, corso Alta Formazione “Consulente esperto nei processi di orientamento e Career Guidance” a cura di Asnor, Rizzo U., “Life skills e codici di Comunicazione, pag. 43

Ho potuto osservare che in molti casi i ragazzi del gruppo classe vivevano un appagamento di tipo materiale all’interno del contesto familiare (cellulari, abbigliamento, sigarette elettroniche ecc,) ma, in buona parte, non avevano avviato un percorso di consapevolezza rispetto alle dimensioni valoriali, emotive, cognitive e comportamentali.
La valorizzazione, il riconoscimento, l’incoraggiamento a fronte di esercitazioni o dei compiti svolti correttamente non è mai mancato. L’ancoraggio a risultati oggettivi e concreti e la messa in luce di comportamenti di spessore, soprattutto per chi viveva una condizione di sottostima di sé, è stato fondamentale rispetto al raggiungimento degli obiettivi.

Infine, l’aspetto centrale che mi ha sostenuto nel vivere questa esperienza, è che con questi ragazzi, nonostante le difficoltà, le arrabbiature, i momenti di nervosismo, si è creata una relazione, non esagererei nel dire che si è stabilito un legame affettivo.
“Mi importa realmente di loro”, come esseri che sono entrati a far parte della mia vita e con i quali si è stabilito innanzitutto un rapporto umano.

Solo ora, verso la fine di questo percorso (ormai mancano poche settimane alla chiusura del primo anno), ho scoperto di aver fatto miei gli insegnamenti di Rolando Toro Araneda, pedagogista, psicologo e antropologo, candidato al premio Nobel per la pace nel 2006.
Egli mette l’accento non tanto e solo sul tema “emotivo” ma su quello “affettivo”, evidenziando ciò che lui individua come fondante rispetto al recupero delle relazioni umane, ponendo come centrale appunto l’intelligenza affettiva, un passo ulteriore dopo l’intelligenza emotiva di Daniel Goleman.

Ho la certezza che i ragazzi abbiano percepito questo mio impegno autentico, la dedizione, la passione, quella che poniamo quando amiamo ciò che facciamo. Ed è questo l’aspetto più rilevante che mi auguro sia arrivato attraverso le ore passate assieme, la scoperta di ciò che ci motiva profondamente e che ci spinge a dare il nostro meglio nel lavoro che abbiamo scelto di fare.

Riferimenti bibliografici

  • Goleman D., Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 2011
  • Chistolini S., Interventi metodologici per adolescenti poco motivati allo studio, Rassegna Cnos-Fap, Roma
  • Rizzo U., Life skills e codici di comunicazione (Modulo 3), all’interno del corso alta formazione “Consulente esperto nei processi di orientamento e Career Guidance” a cura di Asnor (Associazione Nazionale Orientatori), Roma, 2022
  • Toro Matuc V. L., Estetica Antropologia-Per una poetica dell’umano, Mimesis Edizioni, Milano, 2022



 

 

 

Sonia Careddu

Consulente in formazione, orientamento e selezione. Dopo vent’anni nelle Risorse Umane a Milano in Unipolsai, rientrata in Sardegna ha creato la sua realtà Fidatidite. È coautrice del libro “L’orientamento in pratica” a cura di Leonardo Evangelista (2021).

E-mail: sonia.careddu@fidatidite.it

Riferimenti

Riferimenti
1 rassegna Cnos, Chistolini S., “Interventi metodologici per adolescenti poco motivati allo studio”, pag. 50
2 Modulo III, corso Alta Formazione “Consulente esperto nei processi di orientamento e Career Guidance” a cura di Asnor, Rizzo U., “Life skills e codici di Comunicazione, pag. 43

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