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Dee e donne, luci ed ombre. Dalla mitopsicologia ai tempi nostri

 

 

 

 

Per mitopsicologia si intende l’interpretazione dei miti in chiave psicologica: il mito, quale rappresentazione di archetipi di personalità e di comportamento, propone figure “ideal tipo” particolarmente rappresentative per noi, nati e educati nella cultura mediterranea classica, tra Atene, Roma, Cartagine, l’Egitto e la Palestina.

Tutta la scuola junghiana (C.G.Jung 1875 – 1961) e in particolare la psichiatra contemporanea Jean S. Bolen (“Le dee dentro la donna”, Astrolabio), hanno notevolmente contribuito ad una psicologia del maschile e del femminile, prendendo come esempi le divinità dell’Olimpo.

Nelle opere della Bolen gli archetipi femminili sono distinti in due categorie:

  • le dee vulnerabili, che trovano cioè piena realizzazione con altre persone: qual’è la dea Hera (o Giunone nella sua versione romana)
  • e le dee invulnerabili, che si realizzano pienamente senza l’appoggio di altri individui: tra queste Artemide o Diana.

Prenderemo a modello queste due dee, la dea Hera e la dea Artemide, per tracciare, in una sorta di “armonia dei contrari”, due figure di donne, oggi ambedue presenti e riconoscibili, a mio parere, in molti tratti narrati da Luisa Pogliana nel bel libro Donne senza guscio, uscito di recente per l’editore Guerini.

Una figura femminile vulnerabile: la dea Hera o Giunone.

Era o Hera nella mitologia greca è moglie, nonché sorella maggiore, di Zeus. Questa dea veniva ritratta come una figura maestosa e solenne. La dea Era rappresenta un archetipo di donna e di moglie abbastanza conosciuto: l’obiettivo di Hera è principalmente il controllo e la gestione,efficiente ed accentrata, del ménage familiare, più che la ricerca di un’intesa profonda – sensuale ed emotiva – col proprio uomo.

Le dee del focolare (oltre a Hera, Vesta, Demetra, Persefone) dedite al matrimonio come istituzione, non sono donne eccitanti: lo confermano i continui tradimenti di Zeus, il consorte. Esse non ricercano tanto la presenza del proprio compagno, ma “adornano case lustre e ammirate, tavole ben preparate, facciate dipinte e infiorate per i vicini”. La preoccupazione per il “qu’en-dira-t’on” è al primo posto.

Tali donne sono distaccate. L’eros è messo alla porta e il rapporto coniugale ne risulta piuttosto appiattito. Non dimentichiamo che Hera è infatti la sorella – oltre che la moglie – di Zeus: e così il rapporto d’amore si sposta sul modello degli altri affetti familiari, soprattutto quello della sorella e della madre.

Se il partner della donna Hera non è una persona indipendente, risulta spesso essere più vicino al bambino viziato – tutta la vita – prima dalla madre e poi dalla moglie.

Altrimenti tale marito è simile a Zeus, il traditore. E allora la perfetta donna Hera prorompe in violente e vocianti scenate. Come ci raccontano gli antichi testi: “l’Olimpo intero tremava, quando la regina degli dei era infuriata”. Da qui la nota espressione “la gelosia di Hera”.

Attenzione: tale donna non è gelosa in senso affettivo ma è posseduta da una gelosia che si può definire “indistinta”. Ciò che la altera è che “qualcosa” nel suo focolare – sfuggendo alle sue regole – non va come dovrebbe andare, infrangendo l’ordinecostituito. E la donna Hera, seppur conosca le attività libertine dell’uomo Zeus, non chiederà mai il divorzio, non romperà il legame coniugale, poiché per lei – ricordiamolo – più della coppia conta salvaguardare l’istituzione del matrimonio.

Una figura femminile invulnerabile: la dea Artemide o Diana

Nella mitologia greca Artemide è figlia di Zeus e sorella gemella di Apollo, con il quale condivide molti tratti. Selvaggia, indomita e fiera, Artemide appartiene al mondo dei boschi, attorniata di animali, da cui il suo soprannome “la conduttrice”.

Nell’arte classica è abitualmente ritratta come vergine cacciatrice, con una corta gonna, gli stivali da caccia, la faretra con le frecce d’argento ed un arco. Il suo santuario ad Efeso era annoverato tra le 7 meraviglie del mondo antico.

Artemide punisce severamente gli uomini che tentano di accostarsi equivocamente a lei. Quando Acteon la sorprende mentre lei fa il bagno, lo tramuta in un cervo e lo fa sbranare dai suoi cani.

Classificata tra le dee vergini, impropriamente considerate “caste” fino a quando lo storico e antropologo francese Jean Pierre Vernant (1914- 2007) ha meglio chiarito la simbologia legata alla loro condizione: quella della donna “intatta” – per citare un bel libro delle edizioni RED – ovvero “integra”, “intera”, “fedele a sé stessa”, alla sua essenza profonda.

Il mito di Artemide, nella interpretazione psicologica, descrive una figura femminile caratterizzata da un forte spirito d’indipendenza dall’uomo e da una solidarietà col mondo delle donne limitata, mai totale o incondizionata. E’ in effetti un femminile caratteristico dell’ età moderna, dalle letterate e artiste dell’ottocento e primo Novecento (Georges Sand, Virginia Woolf, Simone de Beauvoir ecc..) all’esperienza femminista e oltre.

E le donne moderne?

In senso lato, almeno nel nostro paese, potremmo affermare che le donne moderne incarnano oggi alcuni tratti di entrambe le dee ?

E qui ci colleghiamo alla attualissima ricerca di Luisa Pogliana sulle “Donne senza guscio” , per dirci in un linguaggio manageriale che le donne moderne, come la dea Hera:

  1. hanno come capacità chiave il problem solving operativo: dice Pogliana, “cambiamento e micro-soluzioni sono la quotidianità delle donne. Le donne sanno che il cambiamento non viene da solo e non parte dall’alto. Ogni giorno cercano un piccolo cambiamento all’interno dei contesti e delle regole date. Senza proclami, con concretezza, partendo da sé. Mosse da un atteggiamento che permette di leggere la vita mentre la si vive, in un percorso che si precisa progressivamente, man mano che si dipana. Le donne sono allenate al cambiamento; anche il loro corpo cambia continuamente: cambia ogni mese, cambia con la maternità, cambia con la perdita della fertilità”. [1]Pogliana L., op.cit. p. 190
  2. sono spinte alla ricerca dell’autorealizzazione attraverso un “compito”: il lavoro è al tempo stesso una “sfida”, dura, difficile, piena di ostacoli, ma anche un “investimento di risorse” che permette di svilupparsi, di mettersi alla prova. Si impegnano – innanzitutto verso sé stesse – perché il loro lavoro (secondo una bella espressione che troviamo nella ricerca) sia “costruzione” e non “costrizione “ di vita.

D’altra parte, le donne moderne, analogamente alla dea Artemide, si distinguono, come rileva la ricerca citata, per:

  1. un difficile rapporto con il potere. “Le donne sono poco portate a promuoversi sul mercato del lavoro, trascurando le relazioni e le tattiche di potere…Sono più portate a costruire e aumentare il valore di sé come persone e come professioniste. Spesso è una costruzione di sé in solitudine…In questo sono penalizzate dato che la visibilità e il valore attribuito vengono dallo scambio non dall’isolamento…
  2. la tenace salvaguardia della propria integrità, all’interno dei molteplici ruoli – in una condizione di multitasking – dei quali la donna è caricata oggi: madre, moglie, figlia, amica, cittadina, professionista. La donna rimane interiormente “una”, persona intera e indivisibile, che tende a concepire i suoi tanti ambiti di vita come un “unicum”: “lei sa essere presente, nello stesso instante, in ognuno di questi mondi”.

In definitiva, potremmo assumere come un punto di sintesi che le donne moderne in una congiunzione degli opposti – tipica della complessità – integrano dentro di sé la vulnerabilità di Hera e l’invulnerabilità di Artemide, dotandosi così del “potere di unire” e sconvolgendo in tal modo l’ordine olimpico di ieri e quello post moderno di oggi.

Riferimenti bibliografici

  • Luisa Pogliana, Donne senza guscio, Edizioni Guerini e Associati, 2009
  • Jean Bolen, Le dee dentro la donna. Una nuova psicologia femminile, Astrolabio, 1991
  • Joane Stroud e Thomas Gail, L’intatta. Archetipi e psicologia della verginità femminile, Edizioni RED, 1987
  • Jean Pierre Vernant, Mito e Pensiero presso i greci: studi di psicologia storica, Einaudi, 1970



 

 

 

Linda Salerno

Consulente di gestione Risorse Umane, Bilancio professionale di Competenze e Skilllab, Laboratori di comportamento organizzativo e gestione delle relazioni.

E-mail: linda.salerno@hotmail.com

Autore

Riferimenti

Riferimenti
1 Pogliana L., op.cit. p. 190

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