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Un nuovo ruolo per la formazione: un percorso che inizia con il XXXIV Convegno Nazionale AIF

 

 

Con il XXXIV Convegno di AIF e la scrittura del Manifesto Utopistico della Formazione è iniziato un percorso che punta a definire un nuovo ruolo della formazione a supporto della generazione di futuro e di benessere individuale e diffuso. Il processo di trasformazione socioeconomica e tecnologica tende, attualmente, ad escludere le persone, creando processi repentini e strutturali di disuguaglianza e precarietà.

La proposta del Manifesto Utopistico si declina a partire da due principali domande:

  • le politiche del lavoro e il sistema formativo saranno in grado di innescare un ciclo di apprendimento strategico a supporto delle persone, delle organizzazioni, dei territori e della società?
  • è utopistico oggi pensare la formazione come la costruzione di uno spazio e un tempo in cui le persone possano confrontarsi, progettare e agire per costruire un futuro migliore?

Queste importanti questioni sono state affrontate a partire dalla discussione su strumenti e metodi da mettere in campo, passando poi all’esigenza di coniugare scenari e istituzioni per supportare la generazione di un futuro migliore, fino ad arrivare alla formulazione di idee sperimentali da cui partire.

Strumenti e metodi: confronto tra mondo accademico e voci della formazione

Durante la prima giornata del convegno, relatori e conduttori dei focus group (attivati nelle settimane precedenti al convegno), si sono confrontati con alcuni esperti su come società, persone e tecnologie possano innescare un ciclo di apprendimento strategico. Le proposte emerse più condivise sono state due: svolgere istruzione e formazione al di fuori dell’aula, anche grazie all’uso delle nuove tecnologie e creare ambienti inclusivi e multidisciplinari.

Il primo tema si può realizzare con il passaggio dall’utilizzo di strumenti e metodi tradizionali, caratterizzati dalla trasmissione dei saperi, dalla frontalità dell’aula e dalla centralità della presenza fisica, a strumenti e metodi nuovi, più attivi, digitali e anche ibridi, dove possano diventare centrali le competenze “trasversali”.
Questo significa che i nuovi modelli, sia formativi che pedagogici, hanno la necessità di uscire dall’aula, ponendo la persona al centro dei processi di apprendimento e dando rilievo all’azione e all’esperienza necessarie per muoversi in un mondo caratterizzato da incertezza.

La realizzazione del secondo obiettivo, di conseguenza, rende necessaria la creazione di ambienti di apprendimento inclusivi e multidisciplinari, caratterizzati da differenti forme e proposte di formazione e comunicazione (in presenza e a distanza, sincrona e asincrona), che devono imparare a convivere e a co-abitare sia nelle aziende, anche in termini interorganizzativi, che nei territori. Le scuole, le università e le organizzazioni, comprese le istituzioni, anche con mission diverse, hanno bisogno di comunicare e collaborare insieme per affrontare le nuove sfide e l’odierna complessità.

Scenari e istituzioni: prospettive future

A partire da scenari sempre più incerti e complessi bisogna riuscire a costruire istituzioni che sappiano leggere la realtà, affrontarla e guardare alla realizzazione di un futuro caratterizzato da maggiore benessere.
La formazione, e in generale le politiche del lavoro attive, possono servire a realizzare uno spazio e un tempo in cui le persone possano confrontarsi, progettare e agire per migliorare servizi e garantire un futuro migliore, più inclusivo e sostenibile.
Come hanno ben spiegato i relatori Vincenzo Caridi, Direttore Generale di Inps, e Maria Dolores Di Baia, Responsabile della scuola di formazione della Banca d’Italia, da un lato la formazione può supportare la costruzione di servizi innovativi e migliorare i processi di welfare e, dall’altro, orientare le persone per garantire un miglioramento dello sviluppo professionale, attraverso la costruzione di percorsi, piuttosto che soli corsi, l’uso di tecnologie avanzate e la creazione di scuole di pensiero, oltre che di formazione.

Soprattutto le istituzioni e le organizzazioni che si occupano di istruzione, educazione e formazione devono imparare ad occuparsi sinergicamente dei bisogni emergenti e strutturali della società civile. Perché, come ha ben spiegato il Direttore Formazione di Fondimpresa: “c’è un meccanismo stretto fra la capacità di capire il lavoro e la prospettiva di vita”.
Questo significa che alle istituzioni scolastiche e formative è richiesto di insegnare e sostenere la capacità di gestire i processi di modernizzazione del paese, oltre a favorire l’apprendere ad immaginare il futuro, ossia l’utopia. Senza immaginazione e senza utopia siamo di fronte a una formazione nichilista che determina un futuro dominato dalla mera tecnologia e privo di senso. 

Sperimentazioni: riflessioni sul lavoro del futuro

Utopia, in questo Manifesto, significa restituire senso alla formazione al di là dei processi che viviamo quotidianamente, accrescere il benessere delle persone, delle organizzazioni, dei territori e della società grazie all’apprendimento e, anche, generare servizi utili, efficienti ed efficaci grazie alla co-progettazione della formazione.
Questo significa che attori e stakeholders, appartenenti al settore dell’istruzione e della formazione, devono riuscire a progettare e realizzare processi educativi in grado di organizzare e incidere adeguatamente sulla socializzazione e sui modi di fare delle persone. Nella realtà dei fatti sviluppare competenze relazionali e sociali serve a far sì che le persone imparino a stare insieme, lavorare insieme e trasformare la propria esperienza in azione sinergica per migliorare il proprio benessere e la comunità di cui si fa parte. Tutto ciò non può certo essere messo in piedi con la pura e semplice trasmissione di nozioni.
È necessario comprendere cosa accade nella testa delle persone, in particolar modo delle fasce più deboli, abbandonate a se stesse, per poter iniziare a costruire un futuro migliore.
Perciò, in questi anni, bisognerà puntare a sviluppare un Sistema Formazione in grado di incidere anche a livello normativo, traducendo in legge le proposte per sostenere la formazione in questa grande opera di orientamento e di supporto allo sviluppo delle persone, delle organizzazioni, dei territori e della società.

 

Ugo Calvaruso

Practical philosopher, Training Manager e Innovation Manager. Laureato cum laude in Filosofia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” è specializzato in sviluppo organizzativo, progettazione formativa e uso delle tecnologie digitali. Si occupa di processi di apprendimento e sviluppo di innovazioni (di prodotto e di processo). Ha curato l’inserto “Techné” presso Il Quotidiano del Sud e, attualmente, collabora con la testata giornalistica Il Denaro.

E-mail: u-calvaruso@hotmail.com



Roberta Bruno

Giornalista professionista, laureata cum laude in Filosofia. Specializzata in comunicazione digitale, si occupa di Cultura, Politiche Sociali e Formazione. Ha maturato esperienza professionale presso Il Quotidiano del Sud dove ha curato diverse rubriche. Nel 2021 ha curato l’inserto “Techne – Progettare il futuro”.

E-mail: robi.bruno@live.com

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