Gli albi illustrati come strumento di formazione
E’ difficile incasellare il significato di Albo Illustrato in una sola definizione. Per chi, come me, utilizza gli albi con svariate finalità, essi sono tante cose diverse ma imprescindibili l’una dall’altra. Un albo illustrato di qualità è innanzitutto un’esperienza straordinaria per un bambino, ma anche per un adulto, un’esperienza nello stesso tempo ludica, immaginifica e d’apprendimento.
La definizione di albo illustrato
Negli anni ho studiato a fondo la letteratura per l’infanzia e tra i vari esperti incontrati sull’argomento, ho fatto mia la definizione di Barbara Bader [1]Barbara Bader, American Picturebooks from Noah’s Ark to The Beast Within” 1976. Un albo illustrato, secondo l’autrice, è un’alchimia perfetta tra diversi elementi, una danza sinuosa e circolare tra testo e immagini, design progettuale, oggetto artigianale ma anche commerciale. E’ un documento storico, sociale e culturale e, aggiungo, un prezioso osservatorio pedagogico che ci permette di conoscere meglio il mondo infantile e le dinamiche educative nonché relazionali che ruotano attorno a esso.
A cosa serve l’albo illustrato?
Proprio per tutte queste caratteristiche, l’albo illustrato è indirizzato a tutti, grandi e piccoli, si presta molto bene a essere utilizzato con modalità e scopi diversi. Innanzitutto per il piacere di una buona lettura, per perdersi tra parole e illustrazioni, per vivere un’esperienza carica di emozioni, riflessioni, divertimento e fantasia. Leggere un albo illustrato è semplicemente appagante!
L’oggetto libro, per i bambini, può diventare, però, anche lo spunto per sperimentare attività diverse dalla lettura: “Non è una scatola” di Antoinette Portis [2]Antoinette Portis, Non è una scatola, Kalandraka Edizioni, diventa, ad esempio, un gioco infinito da fare con gli scatoloni e l’immaginazione. Ma potrei citare molti altri titoli che possono ispirare tanti apprendimenti diversi e stimolare molteplici linguaggi: dal corpo alla parola, dal tatto al suono, dal linguaggio logico-matematico a quello creativo.
Oppure gli albi diventano occasione unica per parlare di determinati argomenti che noi adulti riteniamo complessi da affrontare con i bambini: ecco allora che “Il Bimboleone e altri bambini” di Gabriele Clima [3]Gabriele Clima, Il Bimboleone e altri bambini, Edizioni Corsare, diviene uno strumento per affrontare i temi dell’identità, della diversità, dei modi di essere dell’infanzia, ma anche per riflettere sulle azioni educative di noi adulti.
L’albo illustrato nel contesto formativo
Nella mia esperienza di formatrice nei contesti educativi, ho maturato l’idea che esiste anche un connubio molto stretto tra la formazione degli insegnanti e l’albo illustrato. Essendo esso un meraviglioso oggetto plastico e incredibilmente metaforico, può diventare un intermediario per approfondire le buone prassi educative, per parlare di relazioni e riflettere sul ruolo complesso dell’insegnante. Gli albi possono infatti essere uno specchio di quello che avviene in sezione e all’interno del team di colleghi. Parlano, in modo non banale, di:
• valori e stili educativi
• della relazione che si instaura tra un’insegnante e i suoi bambini
• della relazione e della comunicazione tra colleghi e con i genitori
• delle emozioni, spesso contrastanti, legate alla cura
• delle difficoltà e delle fatiche legate alla professione educativa.
Così l’albo “L’ombrello rosso” di Dieter e Ingrid Schubert [4]Dieter e Ingrid Schubert, L’ombrello rosso, Lemniscaat Edizioni, uno dei miei preferiti, diviene uno strumento formativo che ci fa riflettere sulla funzione educativa e sulla figura dell’insegnante intesa, simbolicamente e poeticamente, come ancoraggio e “porto sicuro” per la crescita dei bambini. Essi hanno bisogno di punti di riferimento stabili e solidi, come l’ombrello rosso della storia, affinché possa realizzarsi il loro percorso scolastico. E quale metafora migliore per descrivere questa competenza dell’insegnante se non, appunto, un ombrello che, con grande capacità di resilienza (quella tipica degli educatori e delle maestre!), si trasforma, al bisogno del bambino, in paracadute, barca, slitta o scudo permettendogli di fare esperienze e apprendere?
“Gli uccelli” di Germano Zullo e Albertine [5]Germano Zullo e Albertine, Gli uccelli, Topipittori Edizioni ci fanno riflettere su un altro aspetto della vita scolastica: le routine. Quante volte le giornate a scuola ci sembrano sempre uguali a se stesse? E quante volte, invece, percepiamo che c’è un qualcosa di diverso, di inaspettato e imprevisto? Attraverso la lettura dell’albo scopriamo che è proprio dai piccoli dettagli che nascono le soddisfazioni più belle della professione educativa, ma bisogna mettersi nell’ottica e nello stato d’animo giusti per scoprirli.
Molti titoli di albi, poi, ci possono aiutare a riflettere sulla relazione con i colleghi, la comunicazione all’interno dell’èquipe o con le famiglie… e sulla fatica di questa professione? “La pazienza ama le fragole” di Oziewicz e Zajac [6]Tina Oziewicz e Aleksandra Zajac, La Pazienza ama le fragole, Terre di Mezzo Edizioni potrebbe darci tantissimi spunti interessanti per un corso di formazione su questo tema. In alcune pagine, l’albo ci racconta della fiducia, simbolizzata come colei che permette di costruire ponti. Un concetto sacro per chi si occupa di educazione! La vita professionale degli insegnanti è costellata di relazioni e di connessioni che, metaforicamente, possiamo associare a dei ponti. Capita spesso, nella quotidianità educativa, che questi siano sospesi nell’aria e occorre avere molta fiducia per aggrapparsi e trovare stabilità. Spesso i ponti crollano e allora ci vuole molto coraggio per ricostruire tutto da capo. Ma la fiducia, la speranza, la comprensione e la passione per questa professione ci portano a guardare con soddisfazione a quei ponti che invece sono rimasti in piedi, solidi e forti, e che sono stati capaci di unire tra loro sponde lontane.
In chiusura
Gli albi illustrati, in definitiva, sono un’affascinante metafora del mondo, dei pensieri dei bambini, delle relazioni umane e degli atti educativi degli adulti; parlano un linguaggio semplice, ma mai scontato. Tutte le mie proposte formative si avvalgono di questo strumento straordinario capace di fare breccia nelle emozioni dei corsisti. Dirompente il suo utilizzo anche nella formazione aziendale soprattutto se dobbiamo parlare, in modo innovativo, di relazioni e comunicazione; i contesti cambiano, ma le dinamiche gruppali sono molto simili se non identiche a quelle del mondo scolastico. L’albo viene letto insieme, osservato più e più volte, interpretato, scandagliato, fatto proprio a tal punto che ogni partecipante individua all’interno delle parole e delle immagini tutti quegli elementi simbolici che più gli appartengono in base alla propria esperienza professionale e ai propri vissuti. E, si sa, ciò che arriva dritto dritto al cuore, ci rimane per sempre!
Emanuela Menabue
Formatrice in materie educative e pedagogiche e co-fondatrice de L’Officina Educativa di Milano.
Da tantissimi anni viaggia con entusiasmo nel mondo degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, occupandosi di bambini, genitori, educatrici e insegnanti con l’obiettivo di creare relazioni armoniche, sostenere la quotidianità educativa e la qualità offerta dai servizi 06. L’albo illustrato è lo strumento di lavoro che predilige nelle sue proposte formative, un oggetto straordinario per parlare, in modo originale e non stereotipato, d’infanzia e di atti educativi adulti.
E-mail: menabueemanuela@gmail.com
Riferimenti
↑1 | Barbara Bader, American Picturebooks from Noah’s Ark to The Beast Within” 1976 |
---|---|
↑2 | Antoinette Portis, Non è una scatola, Kalandraka Edizioni |
↑3 | Gabriele Clima, Il Bimboleone e altri bambini, Edizioni Corsare |
↑4 | Dieter e Ingrid Schubert, L’ombrello rosso, Lemniscaat Edizioni |
↑5 | Germano Zullo e Albertine, Gli uccelli, Topipittori Edizioni |
↑6 | Tina Oziewicz e Aleksandra Zajac, La Pazienza ama le fragole, Terre di Mezzo Edizioni |