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Emozioni epistemiche e loro antidoti nelle fiabe della tradizione popolare – Ansia

“Le scienze cognitive hanno recentemente dimostrato il primato delle emozioni sul ragionamento nella nostra vita mentale. Le emozioni sono così comprese come costitutive della razionalità umana, svolgendo un ruolo centrale nella creazione dei concetti e nelle scelte, collaborando alla realizzazione di svariati compiti e processi cognitivi. Esse non possono quindi più essere comprese all’interno di orizzonti interpretativi e modelli che le intendano come opposte alla razionalità.” (http://journals.mimesisedizioni.it/documenti/sde/Call-for-papers-1-2017.pdf)

 

Proseguiamo la nostra passeggiata dentro alcune fiabe della tradizione popolare siciliana per esplorare quelle che Consuelo Casula, nel suo intervento al XXXIV Convegno nazionale dell’Associazione Italiana Formatori (AIF) dedicato all’UTOPIA (Modernizzare ed integrare) nella giornata del 24 novembre 2022, sul tema “Gli assiomi della formazione futura – Apprendimento”, ha definito “emozioni “epistemiche”. Si tratta di quelle emozioni che, più delle altre, stimolano l’apprendimento ed accrescono il nostro sapere cognitivo ed emotivo. 

Le emozioni sono tante e variegate, fanno parte della natura umana e sono certamente benefiche, ma in certi casi possono arrivare a sopraffare e a bloccare la persona, come un veleno paralizzante che necessita pertanto di un antidoto. Imparare a riconoscere le emozioni e a dialogare con ciascuna di esse, potenziandone o mitigandone gli effetti, è quindi una palestra di apprendimento continuo, come ci insegnano i recenti studi sul tema dell’intelligenza emotiva che consiste nella capacità di percepire, valutare, comprendere, utilizzare e gestire le emozioni.

Siamo partiti da una prima riflessione sulla Paura e sul suo antidoto ancestrale che non è – come si potrebbe ritenere – il coraggio, bensì la Curiosità. Tutte le fiabe popolari più paurose ci tengono con il fiato sospeso per sapere come finirà ed in genere finiscono bene: il lieto fine è il premio che incassiamo e mettiamo da parte, per tirarlo fuori in caso di bisogno quando, da grandi, ci troveremo ad affrontare i pericoli della vita reale e proveremo istintivamente ad andare oltre, a scendere fin dentro il pozzo per scoprire una porticina segreta, spinti dalla stessa incontenibile necessità di vedere cosa nasconde. La Curiosità è senza dubbio un attrezzo di cui più o meno consapevolmente disponiamo quando la Paura per l’ignoto sembra sopraffarci e, come per tutti gli attrezzi, occorre allenarsi per imparare ad usarla nel migliore dei modi. Le fiabe della tradizione popolare rappresentano una vera e propria palestra per risvegliare emozioni arcane ed offrire arcani rimedi: non nascono per essere raccontate ai bambini, ma per alleviare le fatiche delle transumanze, delle mietiture, delle mattanze. Si raccontavano durante il lavoro ma soprattutto quando ci si fermava la sera per riprendere fiato. In qualche modo passavano di bocca in bocca, venivano abbellite o modificate, ingigantite o abbreviate, mentre contadine e pastori, pescatori e mercanti si spostavano nel corso dell’anno, seguendo il ritmo delle stagioni, delle prede e dei commerci. 

In questa seconda tappa del nostro percorso proveremo ad esplorare l’Ansia (un’altra emozione primaria, cioè innata e riscontrabile in qualsiasi popolazione) ed il suo antidoto che è la Fiducia. L’ansia è definita come una sorta di inquietudine penosa, “uno stato di agitazione, di forte apprensione, dovuto a timore, incertezza, attesa di qualcosa”. Si tratta di un fenomeno generale, presente, anche se in gradi diversi, nello sviluppo psichico di ognuno. “Se si mantiene a livelli bassi, pur sempre spiacevole per il soggetto, essa produce modificazioni positive quali un aumento della velocità associativa, della velocità di apprendimento e della capacità di formare giudizi validi sulla realtà (a. strutturante), invece a livelli superiori determina modificazioni di senso contrario, tanto più gravi quanto maggiore è l’entità dello stato ansioso: la velocità associativa diminuisce fino a bloccarsi e il campo di coscienza si restringe fino a comprendere un solo tema (monoideismo), rendendo impossibile ogni rapporto del soggetto ansioso con il mondo esterno e interno (a. destrutturante). La vita affettiva del soggetto ansioso risulta quasi sempre ridotta, irrigidita o falsificata.”

Proveremo ad avvicinarci a questa emozione e lo faremo anche questa volta con l’ausilio di una fiaba della tradizione popolare siciliana, “San Gnacu di Valizia” (San Giacomo di Galizia) che ritroviamo con alcune varianti nella raccolta “Fiabe siciliane” di Laura Gonzenbach con il titolo “La storia di San Japicu alla Lizia”. La fiaba comincia con un Re e una Regina che non hanno figli e si disperano per avere un erede. Un giorno il Re si rivolge a San Giacomo in maniera accorata e gli promette che – se la Regina partorirà un bambino – al compimento del diciottesimo compleanno lo manderà fino alla sua tomba per ringraziarlo della grazia ricevuta; se invece nascerà una bambina, andrà lui stesso fino in Galizia per sciogliere il voto. La versione mazarese della fiaba, raccontatami dalla zia Rosina, oltre a fornirci uno spunto per approfondire il nostro tema, accresce la mappatura dei cammini di Santiago, disegnandone uno che partiva dalla chiesetta dedicata a San Giacomo Maggiore situata all’interno del Baglio della Gazzera nei pressi della Borgata Costiera, per congiungersi con la più ampia via Francigena siciliana, come documentato fin dal 1280, arrivando fino a Santiago di Compostela attraverso boschi e vallate, luoghi impervi e malsicuri, puntellati dai ricoveri dei padri eremiti, raccontandoci di un viaggio interminabile, faticoso e pericoloso.

Torniamo alla nostra fiaba: la Regina rimane incinta e partorisce un maschietto. La felicità dei genitori comincia pian piano a turbarsi al pensiero che, non appena il principino compirà diciotto anni, dovrà recarsi da solo fino in Galizia per sciogliere il voto fatto da suo padre. Il figlio va crescendo e i genitori sospirano e piangono di nascosto, fagocitati da un’Ansia incalzante che si trasforma in angoscia visibile. Quando il principino se ne accorge costringe i genitori a raccontargli il perché della loro inquietudine e trova il rimedio più naturale: “Che bisogno c’è di stare in ansia per me? San Giacomo è un Santo, col suo aiuto arriverò fino alla sua tomba e scioglierò il voto fatto da mio padre per me.”

L’Ansia che prendeva dal cuore alla gola si stempera e si dissolve con la Fiducia incondizionata nel Santo e nel suo aiuto soprannaturale. Il Re e la Regina benedicono il figlio che parte per il lungo viaggio e che, dopo tante peripezie, troverà la tomba di San Giacomo e scioglierà il voto fatto alla sua nascita.

Il rito della benedizione dei genitori prima di un viaggio pericoloso, con la sconfitta dell’angoscia (Ansia) grazie alla fede (Fiducia) è un motivo ricorrente in tante altre fiabe, che hanno una stessa matrice. Ci sono sempre un Re e una Regina che non possono avere figli e pregano accoratamente qualcuno, come San Giuseppe in Pinna Virdi o la Madonna del Carmelo ne La Bella dai sette veli, promettendo la realizzazione di una vasca o di una fontana piena d’olio per i poveri del regno. La preghiera viene esaudita con la nascita di un principino e la conseguente realizzazione della vasca/fontana. Quando l’olio finisce arriva sempre una vecchietta che, con l’aiuto di una spugna e di una brocca, riesce a raccogliere faticosamente il poco d’olio rimasto e si rimette in cammino verso casa. A questo punto succede che il principino più o meno involontariamente, urta la brocca, così che l’olio si sversa, provocando l’ira funesta della vecchia che lancia la sua maledizione: il principino non potrà ammogliarsi se non prima di aver trovato Pinna Virdi ovvero la Bella dei sette veli. Al compimento dei diciott’anni i nostri principi scalpitano per mettersi in viaggio alla ricerca della fanciulla che gli è stata predetta dalla vecchia, provocando un’Ansia crescente nei genitori per tutti i pericoli ai quali potrebbero andare incontro in questo viaggio verso una destinazione ignota. Davanti alla determinazione dei figli, ai genitori non resta che compiere il potente rito della benedizione, affidando la loro creatura alla Provvidenza e sciogliere così quel nodo che attorcigliava le loro visceri. 

Vengono alla mente altre fiabe analoghe, con le vecchie che scivolano nell’olio provocando risate a crepapelle da parte di principesse tristi e conseguenti maledizioni che le costringeranno a mettersi in cammino alla ricerca del loro destino, non prima di avere ricevuto l’accorata benedizione del Re e della Regina: è il caso della principessa Zosa, figlia del re di Valle Pelosa, costretta a cercare il Principe di Camporotondo, che introduce Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile o della principessa siciliana che dovrà cercare il Re Chicchiriddu come ci racconta la Gonzenbach e chissà quanti altri esempi potremmo trovare seguendo i mille fili di quell’unica immensa matassa che è il mondo incantato delle fiabe.

I genitori conoscono bene l’Ansia che li prende quando attendono il ritorno dei figli, dalla notte dei tempi ai giorni nostri. Spesso le madri, quando stanno per addormentarsi, vengono assalite da un’angoscia indefinibile nella quale si condensano tutte le tragiche variabili che potrebbero impedire il ritorno a casa dei loro cuccioli. Le anziane della mia famiglia mi hanno insegnato un’orazione altrettanto potente per gestire l’Ansia materna, scaturita dalla consapevolezza che non si può vivere così: non siamo onnipotenti, ma possiamo fidarci dell’Onnipotente, affidare i nostri figli alla volontà di Dio. Questo per i credenti ma anche per i non credenti, attraverso una dimensione spirituale nella quale depositare gli intestini aggrovigliati e le gole annodate, dove tutte le variabili più oscure vengono illuminate e rasserenate da una grande Fiducia. Questa preghiera va usata con cautela e rispetto, quando l’Ansia raggiunge un culmine insopportabile, come un veleno che corrode il nostro cuore e per il quale occorre un antidoto efficace, prezioso, non sprecabile:

“Ancilu di la vera luci/ và di … (qui si dice il nome del figlio/figlia) e ci ecchi ‘na vuci:

Chi successi? Chi ci abbìnni?/Jecca tuttu e ghiemusìnni!”

Dopodiché si recita un Pater, un’Ave e un Gloria e solitamente al termine della preghiera suona il campanello…

Siamo partiti dal presupposto che anche l’Ansia, come la Paura, sia un’emozione epistemica, attraverso la quale, cioè, sia possibile sviluppare nuove conoscenze e nuove possibilità di sapere e di sperimentare. Anche in questo caso, più che dall’emozione negativa, impariamo dal relativo antidoto positivo. La Paura ci spinge ad essere curiosi e la Curiosità è la chiave attraverso la quale impariamo nuovi comportamenti, accresciamo le nostre conoscenze e persino le nostre competenze. L’Ansia ci insegna ad affidarci, ad alimentare la Fiducia praticando quella che potremmo definire l’intelligenza spirituale e cioè “l’abilità di comportarsi con saggezza e compassione, mantenendo uno stato di pace interiore ed esteriore, indipendentemente dalle circostanze”, quell’intelligenza che ci differenzierà dai robot, per dirla con Daniel Lumera.

Si apre a questo punto uno scenario molto intrigante che varrebbe la pena approfondire. Per ora ci fermiamo qui e ci prepariamo a compiere l’ultima tappa della nostra passeggiata, nella quale indagheremo una delle emozioni più sottili da definire e individuare, l’Illusione, con il suo potente antidoto: la Speranza. Lo faremo ancora una volta attraverso le fiabe della tradizione popolare, utilizzando tutto il loro carico di antica sapienza ed il loro potere curativo.

“Le storie sono medicine. Dalle storie rimasi catturata per sempre quando ne sentii raccontare una per la prima volta. Hanno un tale potere… non ci chiedono di fare, essere, agire: basta ascoltare.”

(Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Pickwick)







 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonella Marascia

Già Segretario generale di diversi enti locali, esperta di processi di sviluppo locale, formatrice, scrittrice.

E-mail: antonellamarascia@gmail.com

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