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Mediare per formare, formarsi per mediare

“Mediare per formare, formarsi per mediare” è un progetto ideato  da Haidi e Rossella per AIF e, più precisamente, per un webinar destinato alla delegazione AIF Abruzzo/Molise, divenuto poi anche un argomento presentato alla comunità di pratica di AIF per la Scuola.

Il titolo è stato coniato proprio per sottolineare l’importanza della formazione in tutti i suoi ambiti, ed è proprio dalla formazione che desideriamo partire.

La formazione permanente è, di fatto, un tema che riguarda tutti i docenti di ogni ordine e grado. 

Il mondo della scuola è un ambiente molto complesso ed articolato, in continua evoluzione. La formazione è quindi necessaria per promuovere il cambiamento e la crescita integrale ed armonica della personalità di ciascuno, sia del docente che del discente.

Quando si parla di “formazione”, il pensiero corre alla parola Scuola. Per anni alla “Formazione” è stato relegato un ruolo  di eccellenza, per cui i docenti insegnano e gli studenti imparano, ma, in realtà, la scuola è prima di tutto il luogo in cui si instaurano relazioni più o meno complesse. 

Al fine di rendere il processo di apprendimento una vera e propria esperienza in grado di generare competenze utili, è necessario che si possano gettare le basi della “buona relazione”. 

Cerchiamo di rendere questo concetto il più chiaro possibile attraverso uno schema:

RELAZIONI: sono fondamentali in qualsiasi tipo di rapporto. Gestire le relazioni non è semplice, è necessario costruirle passo dopo passo, con gradualità ed umiltà, tenendo presente che il “nostro” punto di vista può essere diverso da quello degli altri.

PAROLE CHIAVE:

◼️DIALOGO       ◼️CONFRONTO

Sia tra colleghi che in famiglia, non si deve avere paura di “raccontarsi” e di esprimersi, ma nemmeno giudicare severamente le opinioni altrui.                       

◼️QUINDI…

Insegnanti come facilitatori dell’apprendimento, in grado di educare ai valori della convivenza democratica, utilizzando strumenti per il dialogo e all’apertura verso i bambini e le famiglie. 

Per rendere tutto questo possibile, è necessaria la…

….FORMAZIONE (PERMANENTE)

Per migliorare le relazioni all’interno della realtà scolastica, tutti i docenti dovrebbero avere una preparazione più approfondita sulle tecniche di facilitazione delle riunioni e gestione dei conflitti, diventando dei moderatori durante le riunioni all’interno del collegio docenti e nei colloqui con le famiglie. 

La scuola, quindi, non deve sostenere solo l’attività dell’insegnante, ma produrre anche vere e proprie opportunità per specializzarsi, per comprendere ancora meglio le proprie attitudini ed inserire, tra le mansioni connesse al ruolo del docente, anche quelle di facilitatore e mediatore.

Alla base, per stabilire una buona comunicazione occorre improntare una buona relazione, cioè un processo emotivamente ricco di energia e desiderio, altrimenti ogni sforzo è vano, poiché qualsiasi tentativo risulterebbe astratto e aleatorio. 

Non basta più la trasmissione della conoscenza o del sapere, bisogna pensare all’allievo nella sua interezza, pensare alla formazione non solo di studenti, ma di persone. 

Gli argomenti su cui occorre lavorare sono  la formazione continua, la comunicazione attiva ed empatica, la gestione dei conflitti, l’organizzazione didattica ed educativa e sono da promuovere gli approcci sperimentali in grado di favorire il cambiamento e l’evoluzione, sia nello studio che nelle esperienze di vita pratica. Gli insegnanti devono saper cogliere il cambiamento e continuare la loro missione” di educatori, un compito che unisce tutti i docenti e li carica di responsabilità. 

In questo contesto, il lavoro in team assume un ruolo determinante. Il rapporto tra colleghi acquisisce grande importanza e diventa una preziosa risorsa per tutti i docenti, che sono chiamati a condividere competenze e responsabilità.

Ovviamente, bisogna prestare attenzione a tutti i possibili conflitti che possono insorgere. Il conflitto è un tentativo di conciliazione non riuscito tra diversi punti di vista, diversi interessi e diverse personalità. In caso di conflitto si deve far ricorso alla tolleranza, ovvero la capacità di accettare e rispettare le diversità. 

Le 3 fasi utili per rendere la mediazione un processo utile, dinamico e fattivo sono, quindi: 

  1. IL DIALOGO – Per indurre all’apertura e al confronto. 
  2. LA FORMAZIONE – per aiutare e sostenere docenti e genitori nella costruzione delle relazioni che stanno alla base dell’impegno educativo quotidiano. 
  3. LA TOLLERANZA – Per accettare e rispettare le diversità e  trasformarle in possibilità di crescita e di maturazione dell’identità personale e sviluppo delle competenze.

Saper stare nei conflitti non è solo un’occasione di crescita personale, ma anche un fattore che accresce la nostra salute. Tutti noi sperimentiamo ogni giorno l’atto del cum-fligere, dell’“urtare contro” la personalità e le idee dell’altro, nel nostro spazio vitale. Si tratta di un fenomeno assolutamente naturale, fisiologico e quindi di per sé sano, tipico del vivere in un contesto popolato da altri esseri umani. 

Le situazioni di complessità, come quelle che si vivono nella scuola di oggi, possono portare ricchezza e valore proprio perché sono terreno fertile per le situazioni altamente conflittuali. Il problema nasce nel momento in cui noi adulti non siamo allenati a stare nei contrasti con un approccio cooperativo e proattivo e quindi non sappiamo gestire  le situazioni in modo da renderle fruttuose e costruttive. 

Le situazioni di contrarietà relazionale possono essere condotte in modo costruttivo, ma perché ciò avvenga occorre innanzitutto svuotarle dagli aspetti negativi . Bisogna interrompere il pregiudizio ed uscire dalla logica per la quale un conflitto è una calamità che piove dall’alto, rispetto a cui non possiamo fare altro che reagire (con aggressività) o subire (passivamente). Questa è una falsa credenza, che fa ammalare le nostre relazioni e le formazioni sociali in cui siamo immersi.

Conflitto non significa violenza. Quest’ultima è una serie di azioni tese a creare un danno all’altro. La violenza è da evitare con ogni mezzo e è da contrastare; il conflitto, no.  

Conflittuale, è ciò che deriva da un normale collidere di interessi o pareri contrastanti, senza che ci sia volontà di nuocere in alcun modo all’altro.

Conflitto non è significa sciagura. La sciagura è qualcosa che ci capita perché una serie di contingenze fuori dalla nostra sfera di influenza ci hanno posto, passivamente, in una certa condizione; il conflitto è, come abbiamo detto, un contrasto relazionale e noi siamo – sempre! – parti attive delle relazioni. Non possiamo chiamarci fuori dallo scontro perché se qualcosa collide con noi, vuol dire che anche noi stiamo collidendo con quel qualcosa. E’ un dato di realtà. Per quanto possiamo ritenerci dal lato “della ragione”, noi ci siamo dentro, con tutta la nostra portata di personalità, credenze, valori, bisogni. E non basta pensare di voler evitare lo scontro per evitarlo davvero. Sarebbe come pretendere di riuscire a smaterializzarci, per sottrarci ad una collisione inevitabile. 

L’unico modo per uscire bene da un conflitto è attraversarlo, muniti del giusto equipaggiamento.

Ogni buon mediatore ha imparato, come prima cosa, a saper riconoscere le dinamiche del conflitto, che da una fase zero passa, in escalation, ad una fase acuta, fino a raggiungere il cosiddetto “punto di non ritorno”, superato il quale sarà ben difficile riportare le parti ad avere un dialogo costruttivo e collaborativo. Esistono fasi sommerse delle situazioni conflittuali, che solo gli occhi competenti ed allenati di chi si è formato su questa materia sanno intercettare e riconoscere. 

Le liti accese non piovono dal nulla. Studiare ed allenarsi a saperle intercettare ci mette in condizione di avere un approccio attivo e, soprattutto, tempestivo, nella gestione costruttiva dell’alterco insorgente; saper captare i segnali spia che determineranno un conflitto; saper comunicare con efficacia, anche in un contesto di animosità. Tutte queste sono competenze che nessuno di noi ha innate, eppure sono alla portata di tutti, se ci formiamo adeguatamente e lavoriamo quel tanto che basta su noi stessi, portando le nozioni acquisite nella pratica quotidiana.

Le competenze conflittuali consentono di trarre grande valore aggiunto dalla complessità. Ecco perché il progetto di “Mediare per Formare. Formarsi per Mediare” è particolarmente indicato per il settore scolastico. A ben pensarci, in realtà, anche per il micromondo degli studi professionali, quello delle aziende a conduzione familiare, quello su larga scala degli uffici openspace delle multinazionali, ma anche per quello intimo e privato delle famiglie stesse, o quello delle nostre stesse aule di formazione.utti i contesti, oggigiorno, sono densi di complessità. La verità è che tutti possono trarre beneficio dalle qualità del mediatore nelle nostre vite.

La cronaca però ci mostra ormai quanto ogni giorno sia difficile conciliare le diverse istanze che l’opinione pubblica rivolge alla scuola: ci sono vere e proprie aspettative di gestione “magica” di mille problemi, sia pratici che relazionali, che ogni anno sono caricati sulle spalle di dirigenti scolastici e corpo docente, come se, per il solo fatto di essere degli educatori, possedessero in sé tutte le competenze del mondo. Non c’è da sorprendersi se l’istituzione scolastica, con queste premesse, si ritrova a collassare su se stessa. Un aiuto prezioso per i problemi di natura relazionale però esiste e può arrivare proprio dalla formazione. Ma quelli che lo sanno purtroppo sono ancora pochissimi. 

Per questo, riteniamo di straordinaria importanza attivarci per far passare un messaggio di sensibilizzazione e progettare percorsi ad hoc che rispondano a bisogni che interessano tutti noi e, in modo particolarmente urgente, gli insegnanti e i dirigenti scolastici, costituendo per questi ultimi una vera e propria emergenza formativa.





Haidi Segrada

Esperta in glottodidattica infantile, counselor pedagogico e formatrice. Si occupa della supervisione pedagogica in diverse scuole e strutture educative, sia pubbliche che private. Autrice di testi psicopedagogici, didattici e poesie. Progettista certificata AIF, membro del Consiglio direttivo AIF Lombardia. E` ideatrice del Marchio registrato “A.C.A” – Metodo educativo – pedagogico e didattico. 

E-mail:  h.segrada@libero.it





Rossella Di Costanzo

Avvocato esperto in conciliazione dei conflitti, tutela dei minori, diritto del lavoro e diritto di famiglia. Mediatore civile e commerciale presso l’Organismo di Conciliazione dell’Ordine degli Avvocati di Monza, è anche formatrice e giornalista pubblicista.

E-mail: avvdicostanzo@yahoo.it

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