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Un modello integrato di psicoterapia psicoanalitica – Parte 2

 

Nota introduttiva della redazione
Nella prima parte del suo scritto, Luciano Di Gregorio si è focalizzato sull’importanza dell’uso dell’empatia e dell’immaginazione per comprendere le azioni, le sensazioni e le intenzioni degli altri mentre interagiscono con noi anche a distanza.
Lo ha fatto ragionando su come questi meccanismi si attivino, ad esempio, quando si leggono dei romanzi in cui ci sono dei personaggi complessi con tanti pensieri differenti che si confrontano, spesso in situazioni conflittuali.
L’allenamento all’empatia avviene, dunque, fin dalla prima infanzia tramite la lettura appassionata e benefica delle fiabe.
Il segreto dell’efficacia e del funzionamento della psicoterapia online che ne deriva è, quindi, ciò che caratterizza allo stesso modo il lavoro psicologico e il lettore di narrativa: necessità di uno sforzo maggiore di immaginazione ed un uso maggiore dell’empatia e della mentalizzazione per comprendere l’altro.

 

Nel processo analitico è considerato importante poter accedere al linguaggio non verbale, quello veicolato dal corpo, i cui segnali carichi di intenzionalità sottese e più contigue all’inconscio sono decifrabili solo attivando tutti i canali sensoriali a disposizione. L’interazione implicita non verbale è comprensibile attraverso l’empatia, come pure la comunicazione emotiva interperso­nale che è collegata con il pensiero intuitivo non razionale, che sono tra le prime forme di interazione e di conoscenza che si strutturano nell’essere umano. A livello neurologico, esse si basano sostanzialmente sull’attivazione e sul funzionamento dei cosiddetti neuroni specchio che sono stati scoperti per la prima volta nel 1996 dai ricercatori del laboratorio di neuroscienze di Parma (Gallese, Rizzolatti et al., 1996). Questi speciali neuroni sono considerati alla base dell’empatia, e sono lo strumento che permette agli esseri uma­ni di capire le azioni e le intenzioni degli altri anche solo osservan­do il loro comportamento, poiché nella mente di chi osserva si produce una simulazione incarnata. La simulazione incarnata è un termine che serve a indicare la modalità attraverso la quale noi non ci limitiamo a vedere un’azione, un’emozione o un’intenzione e a capirne il significato, ma le riproduciamo dentro di noi come se fossimo noi stessi a compiere quell’azione, e a provare quelle emozioni e sensazioni. Secondo Vittorio Gallese, alla luce di quanto emerge dalla teoria dei neu­roni specchio e della simulazione incarnata, ogni forma d’interazio­ne interpersonale dovrebbe permettere di comprendere, o quanto meno di creare delle rappresentazioni mentali, di ciò che implicitamente sta vivendo l’altro in quel preciso momento in cui si manifesta in una relazione; in sostanza ogni interazione interper­sonale dovrebbe creare in ciascuno dei partecipanti una “induzione” inconscia di ciò che l’altro sta provando mentre noi lo osserviamo (Gallese, 2007).

L’ascolto emotivo è dunque il mezzo attraverso il quale noi siamo in grado di superare le limitazioni sensoriali che derivano da una visione parziale e mediata da un mezzo tecnico, per accedere a contenuti emozionali anche inconsci che si manifestano in una persona in un dato momento e che sono presenti all’interno della relazione terapeutica. All’ascolto emotivo si aggiunge anche una particolare modalità di funzionamento delle mente che possiamo definire pensiero intuitivo, che ci aiuta a cogliere le componenti implicite della comunicazione, quella veicolata ad esempio dalla mimica facciale e dalla postura del corpo.

La comprensione e l’elaborazione della componente implicita della comunicazione, anche in assenza di tutti i canali sensoriali a nostra disposizione veicolati dal corpo, può essere conosciuta almeno inizialmente solo sulla base di un pensiero intuitivo, quello che utilizza le sensazioni provate e le immagini mentali che si costruiscono nel­la relazione osservando il comportamento dell’altro da uno schermo. Questo ulteriore fattore terapeutico si attiva se diamo spazio a uno stato mentale che non cer­ca di comprendere con la ragione tutto ciò che avviene, ma agisce sulla base di sensazioni e rappresentazioni non ancora organizzate in una forma di un pensiero razionale e che non possono ancora essere trasmesse con una forma di linguaggio. Se si sopporta l’incertezza di non avere una soluzione a disposizione, per risolvere le dissonanze che il problema del paziente ci pone davanti, se ci dotiamo di una ca­pacità negativa, come ci ricorda lo psicoanalista Wilfred Bion, il pensiero intui­tivo ci avvicina alla comunicazione implicita, che è presente nell’interazione tra analista e paziente che si incontrano sulla base appunto di un sapere relazionale implicito (Bion, 1962). Oltre all’ascolto emotivo sono, dunque, la mentaliz­zazione e il pensiero intuitivo gli strumenti terapeutici che ci aiutano a rappresentarci i sentimenti, le sensazioni e le emozioni, a capire il senso dei comportamenti del paziente, anche se noi abbiamo solo una visione parziale della sua corporeità e interagiamo con lui con la mediazione dello schermo. La stessa capacità di ascolto possiamo stimolarla nel paziente, che può comprendere il senso del suo agire e interagire con noi se lo rendiamo partecipe delle immagini e delle emozioni che ci siamo costruiti nel corso dei colloqui. E qui entriamo nel merito vero e proprio del processo di mentalizzazione.

Per processo di mentalizzazione si deve intendere, allora, un’azione terapeutica attraverso la quale il paziente è messo nelle condizioni di poter costruire una rappresentazione della relazione con il terapeuta in base alle sensazioni ed emozioni e al tipo d’interazione rea­listica che avviene tra loro in un dato momento. Si tratta in sostanza di aiutare il paziente a saper leggere le azioni proprie e altrui in termini di stati mentali ed emozionali, di poter cogliere i loro differenti significati e, al tempo stesso, di interrogarsi sulle intenzio­nalità che sono presenti di volta in volta nella relazione con l’altro (Fonagy, 2005). La psicoterapia psicoanalitica online potrebbe essere definita come quel metodo terapeutico integrato che utilizza sia l’empatia per interagire a livello emozionale e sensoriale con l’altro, sia la simulazione incarnata e il pensiero intuitivo per indurre ipotesi sui contenuti inconsci e sulla comunicazione implicita non verbale. E sia, infine, la mentalizzazione per rappresentarsi i molteplici significati delle azioni e intenzioni inconsce che sono presenti nella relazione con il paziente, che poi gli trasmettiamo per discutere la percezione che ha della situazione in modo che egli possa comprendere meglio il comportamento proprio e quello del terapeuta e possa costruire un’immagine più nitida di sé e della relazione terapeutica.

 

Riferimenti bibliografici

  • Bion W. R., Notes on memory and desire, Psychoanalytic Forum, 2, 1967.
  • Di Gregorio L., Nella stanza virtuale. Dal lettino alla psicoterapia psicoanalitica online, Mimesis, 2022.
  • Fonagy P. e al. (2005) Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del sé, Raffaello Cortina, Milano, 2006.
  • Gallese V., ”Sintonizzazione intenzionale:simulazione incorporata e suo ruolo nella cognizione sociale”, in Mancia (a cura di), Psicoanalisi e neuro­scienze, Springer, Milano, 2007.
  • Lütz M., (2020) Dottor Kernberg, a cosa serve la psicoterapia? Raffaello Cortina, Milano, 2021.
  • Merciai S.A., Psicoterapia online: un vestito su misura, Psychomedia, Rivista online, 09/2000.
  • Russel G.I., (2015) Psicoanalisi attraverso lo schermo. I limiti delle terapie online, Astrolabio, Roma, 2017.
  • Stern D. N., (2015) Libertà relazionale. Caratteristiche del campo interperso­nale, Mimesis, Milano, 2017.

 

Luciano Di Gregorio

Psicologo, Psicoterapeuta e Gruppoanalista, Socio ordinario della Società Gruppoanalitica Italiana (SGAI) e consigliere della regione Toscana dell’Associazione Italiana Formatori (AIF). Ultimo libro pubblicato “Nella stanza virtuale. Dal lettino alla psicoterapia psicoanalitica online” Mimesis 2022.

E-mail: lucidigre@gmail.com

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