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Re Thinking Learning: dall’Homo Faber all’Homo Sapiens – Sintesi della 1^a giornata del XXXIII Convegno Nazionale AIF

Premessa

“Il cambiamento ha bisogno di spiegazioni e nuove metodologie, non solo di competenze. Con questo convegno vogliamo rivedere i modelli e i paradigmi formativi partendo dalle fondamenta: il connubio tra la cultura scientifica e la cultura umanistica”.

Queste le parole del Presidente AIF Maurizio Milan in apertura del XXXIII Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori “Re thinking learning: dall’Homo Faber all’Homo Sapiens”.

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L’evento, con la direzione scientifica del professor Maurizio Ferraris, si è tenuto in modalità live streaming il 4, 5 e 6 novembre 2021.
Obiettivo del convegno: indagare la relazione tra la cultura umanistica e la cultura scientifica e il loro impatto sulla formazione.

Ad intervenire, autorevoli esponenti del mondo della Scienza e dell’Umanesimo.

Nel corso delle tre giornate del Convegno, ogni relatore è stato introdotto da un diverso moderatore che ha facilitato le numerose domande poste dai partecipanti in un dialogo continuo tra relatori e formatori. In chiusura di giornata il commento di un autorevole esponente del mondo della formazione.

SCIENZA E UMANESIMO: DUE SAPERI DIVERSI E COMPLEMENTARI

Ad aprire la prima giornata del Convegno nazionale, è stato il logico e matematico Pier Giorgio Odifreddi con la sua lectio “Discipline umanistiche e discipline scientifiche: contrapposizione”.

Cosa distingue la scienza dall’umanesimo?

“Alla scienza interessa descrivere la verità, quello che il mondo è”.

Quattro le verità di cui ha parlato Pier Giorgio Odifreddi nel corso del suo intervento:

  • la verità matematica, dimostrabile con la logica e il pensiero e che non chiede una conferma al mondo esterno;

  • la verità scientifica, più complessa in quanto sottoposta a continue verifiche e sperimentazioni;

  • la verità storica, meno affidabile rispetto alle precedenti, in quanto gli avvenimenti storici tramandati nel tempo non possono essere verificati e sperimentati;

  • la verità filosofica/metafisica, con cui si ricerca tutto ciò che va oltre la fisica e la scienza e che per questo non può considerarsi verità.

Se la scienza indaga la verità, l’umanesimo ricerca la bellezza. Questa la tesi di Odifreddi. “Scienza e umanesimo devono essere riconosciute entrambe per quello che è il loro mezzo e il loro strumento. Sono due saperi diversi e complementari”.

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INTEGRARE LE DISCIPLINE UMANISTICHE E LE DISCIPLINE SCIENTIFICHE: L’ESPERIMENTO DEL POLITECNICO DI TORINO

È possibile integrare queste due culture tra loro?
Questa domanda ha trovato risposta nella seconda lectio della giornata “Discipline umanistiche e discipline scientifiche: integrazione” di Juan Carlos De Martin, accademico e professore ordinario presso il Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino.

Juan Carlos De Martin ha portato come testimonianza di di possibile contaminazione dei due saperi un’iniziativa realizzata dal Politecnico successivamente al confronto con altre importanti realtà universitarie straniere.

L’esperimento del Politecnico di Torino è stato avviato tre anni fa, con l’obiettivo di

unire le due dimensioni del sapere, l’umanesimo e la scienza, con l’inserimento di un corso, reso obbligatorio nel piano di studi degli studenti della facoltà di Ingegneria: un’iniziativa nuova nel nostro Paese dove le facoltà di ingegneria non presentano nel proprio piano formativo corsi umanistici o sociali, se non in modo marginale.

Perché questa ibridazione di saperi? “La conoscenza non è solo quantistica e matematica: ci sono altri tipi di sapere che hanno pari dignità”.

Con questa sperimentazione, il Politecnico di Torino si è posto i seguenti obiettivi:

  • educare i propri studenti al rispetto di tutte le discipline;

  • sensibilizzare alla capacità di ascolto delle altre categorie professionali per creare sinergie;

  • avviare e portare avanti un dialogo sempre aperto e fruttuoso tra competenze;

  • rendere i propri studenti, futuri ingegneri, migliori in quanto, grazie alle discipline umanistiche, saranno in grado di comprendere le potenziali conseguenze umane e sociali del loro operato tecnico.

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LA CONTAMINAZIONE TRA SAPERI È POSSIBILE: LA FORMAZIONE HA LA STRADA APERTA

A chiusura della prima giornata il punto di vista della Formazione.
Per Giuseppe Varchetta, quattro sono i punti di riflessione emersi dalle testimonianze di Pier Giorgio Odifreddi e Juan Carlos De Martin.

  1. La formazione deve essere interdisciplinare e deve ibridare i codici. Da questo si sviluppano la conoscenza e l’apprendimento.

  2. I formatori possono trovare conforto: la contaminazione tra saperi è possibile.

  3. Ragione ed emozione hanno la medesima rilevanza: la razionalità è importante

    ma a guidarla è sempre l’emozione. Bisogna emozionarsi per pensare.

  4. Il paradigma che congiunge le due culture è la relazione.
    Secondo Varchetta: “L’unità non è una minaccia all’identità ma una esaltazione dell’identità.
    L’identità viene dalle componenti diverse, non dalle componenti uguali”.

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Giulia Simeone

Giulia Simeone – Content editor, social media manager. Socia AIF delegazione Lazio

E-mail: smn.giulia@gmail.com

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