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Prova l’ebrezza e fai battere il cuore

Il presente scritto descrive il progetto che ha vinto il primo premio al Premio Eccellenza della Formazione dell’Associazione Italiana Formatori, nell’Area Salute e Benessere Organizzativo.
Un percorso che affronta in classe i rischi del consumo di alcol insegnando anche le manovre salva vita, come la chiamata al sistema di emergenza-urgenza 112, la rianimazione cardio polmonare e l’uso del defibrillatore.
Dopo un test in alcune classi a campione, è stato realizzato un progetto di formazione/informazione che porta direttamente nelle scuole un percorso esperienziale-sensoriale.

La premessa
Recenti studi, confermati dalle statistiche dei servizi “dipendenze” delle Aziende Sanitarie, evidenziano che sempre più giovani iniziano a bere già a fra i 12 e 14 anni. Negli ultimi 15 anni si è abbassata di 10 anni l’età di chi si rivolge agli alcolisti anonimi. Rintanati in casa negli anni bui della pandemia, giovani e giovanissimi tornano a socializzare, ma tra loro cresce la generazione dei “baby-alcolisti”. Un abuso di sostanze alcoliche in età sempre più precoce che ha effetti disastrosi per la salute ma anche nella vita familiare e affettiva di questi adolescenti. Ad aggravare ancor di più la situazione c’è poi il mix con energy drink e droghe varie assunte per attenuare gli effetti dell’alcol.

Lo ha sperimentato almeno una volta un ragazzo o un’adolescente su tre, mentre uno su dieci lo fa frequentemente. In Italia si stima che un milione di ragazzini tra i 10 e i 14 anni abbia già provato l’effetto dell’ubriacatura. L’abuso di alcol, bevendo 20 o più volte nel corso di un mese, è stimato nel 6,1% di ragazzi e ragazzini. Una percentuale così alta non era mai stata registrata in Italia. Le ragazze tra i 15 e i 19 sorpassano i ragazzi nell’assunzione di bevande alcoliche, più frequentemente con i cocktail, che per l’alto grado alcolico e la presenza di zuccheri sono più pericolosi della birra gradita ai maschi. Ad assumere più alcolici sono soprattutto le giovanissime tra i 15 e i 16 anni, tra le quali è anche diffuso il fenomeno di assumere sostanze alcoliche e non mangiare per evitare di ingrassare, pratica che ovviamente può aumentare gli effetti deleteri dell’alcol. Un ragazzo su tre pratica il binge drinking [1]“Binge drinking” è un’espressione che significa “abbuffata di alcolici” o “bere fino a ubriacarsi” ed indica l’assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un … Continue reading), e uno su quattro ha addirittura meno di 17 anni. Cattive abitudini che diventano deleterie quando si abbinano all’obesità, condizione oramai comune a un bambino su tre.

La precocità del consumo di alcol e fumo rientrano nelle tecniche utili a sentirsi appartenenti al gruppo. Si beve e si fuma sempre di più insieme ai propri coetanei, non da soli, in ogni luogo anche negli edifici scolastici. Una volta, magari, ci si sbronzava dopo aver subito una delusione o semplicemente per non pensare a un dovere a un impegno da affrontare. Oggi ci si sbronza per fare parte del gruppo, arrivando ad imitare e condividere qualsiasi comportamento, anche se trasgressivo o dannoso. Si beve fino a che non ci si regge più in piedi. Mancano i limiti. Uno dei fattori, sicuramente, riguarda la facilità nel reperire alcolici e super alcolici a basso costo, anche per taluni stili e metodologie di marketing proposte dai locali pubblici e di intrattenimento che hanno i giovanissimi come target: “Le 18 buche”, 18 shot di alcolici, piuttosto che cocktail di energy drink miscelati a liquori, sono solo alcuni dei nuovi mix che “danno subito in testa”.

La “paghetta” dei genitori è sufficiente a comprare alcolici di bassa qualità, anche mini-drink molto idonei allo sballo. Nei maschi è maggiore il consumo di birra, le femmine molto giovani prediligono i cocktail. Alla domanda “Come vi sentite il giorno dopo”, le risposte raccolte nelle aule scolastiche sono spesso “Faccio molta fatica ad alzarmi”, “Mi sveglio con un forte mal di testa. Sto a letto sino a tardi e se non passa mi prendo un antinfiammatorio anche a stomaco vuoto”, medicinale da banco, facilmente reperibile in farmacia o in casa.

A questo punto sono necessarie alcune riflessioni inerenti l’ambiente domestico. È poco probabile che un genitore non si accorga del figlio/a che rientra “intontito” in evidente stato di ubriachezza, a notte inoltrata. Così come è improbabile che non sappia di feste in discoteca, organizzate anche in ore pomeridiane per giovanissimi, dove si somministrano alcolici che ricordiamo essere vietati ai minori. È più probabile che non si “voglia vedere” o che l’attenzione sia rivolta ad altro e troppo poco alla relazione con il figlio/a adolescente.

Altro grave problema è la mancanza di controlli sulla vendita alcolici ai minori, ricordando che anche per le sigarette la vendita è vietata sotto i 18 anni. Sono molto poche le verifiche e mancano sanzioni esemplari come sospensioni delle licenze. Quante volte leggiamo su un giornale che è stato chiuso un locale perché vendeva alcolici a minorenni?
Questo si declina anche nelle scelte istituzionali. Un esempio sono le merendine piuttosto che la frutta fresca nei distributori automatici nelle scuole (uno studente ha fatto presente che c’erano le mele, ma che nessuno le comprava perché costavano un euro l’una…) o i bar interni ai licei che vendono energy drink. Ci vuole un cambio culturale, e scelte istituzionali, per cambiare questa situazione pericolosa.

Il percorso nelle scuole
I contenuti e gli incontri sono curati da professionisti sanitari, medici e psicologi, esperti di dipendenze, educatori e formatori in materia di salute e prevenzione, con l’ausilio anche di alcuni coetanei, per offrire una prospettiva più vicina e coinvolgente. Fondamentale è incontrare i ragazzi a scuola, luogo per eccellenza preposto all’educazione. Viene data grande importanza a fare squadra con gli insegnanti. Lo sviluppo del progetto prevede un’attività sperimentale di peer education, con la conduzione di parte della lezione svolta da un allievo-tutor sviluppando alcuni percorsi di verifica, monitoraggio e confronto fra pari a gruppo. Nel corso degli incontri si toccano anche alcuni temi correlati nell’ambito della prevenzione cardio-vascolare, come i limiti di un’alimentazione sempre più sbilanciata, il gusto ingannevole dei malsani fast food, l’aumento dell’attività digitale che sostituisce quella fisica.

Il progetto si rivolge agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado (scuole medie e superiori) e gli studenti all’ultimo anno delle primarie (le quinte elementari). Negli ultimi anni si è abbassato di molto l’età del “primo bicchiere” e di conseguenza si è ritenuto utile rivolgersi anche a giovanissimi, tra i 10 e i 14 anni. L’obiettivo è quello di entrare nelle scuole e cercare di parlare ai ragazzi con il loro linguaggio, utilizzando la tecnica della “Classe ribaltata”, rendendo i ragazzi protagonisti della lezione. Si cerca di fare raccontare le loro esperienze, senza giudicare o colpevolizzare, ma portandoli a essere consapevoli di quello che fanno e delle conseguenze. Le chiacchierate, coadiuvate da video, sono seguite da attività pratiche, come ad esempio il “Laboratorio Ebrezza”.


Si tratta di un’esercitazione pratica di simulazione dello stato di ebbrezza che avviene attraverso l’utilizzo di occhiali di stimolazione neuro-sensoriale e altri materiali, con la finalità di far comprendere, attraverso un forte impatto emotivo – sia al partecipante, sia a chi osserva – gli effetti e i rischi legati all’assunzione di bevande alcoliche lungo un tracciato da percorrere camminando, come se si fosse ubriachi. Vogliamo portare i ragazzi a essere consapevoli delle conseguenze e dei rischi dei loro abusi. Attraverso il coinvolgimento emotivo e cognitivo, le esperienze condivise vengono meglio interiorizzate e messe in discussione, sottolineando gli aspetti rischiosi di alcune condotte e l’adeguatezza di altre. Altre esercitazioni includono anche l’apprendimento di gesti salva-vita in caso di arresto cardiaco, come la rianimazione cardiopolmonare e l’uso del defibrillatore, oltre al numero unico europeo di emergenza 112.

Marcello Segre

Si occupa di salute e sicurezza. Dal 2000 ha maturato esperienza nel campo del soccorso sanitario e tecnico. Delegato Nazionale Comunicazione e Immagine VDS Croce Rossa Italiana. Istruttore Nazionale CRI di Protezione Civile, di attività socio-assistenziali e di Primo Soccorso. Da sempre impegnato nel terzo settore come istruttore/formatore.

E-mail: presidente@aicr.eu

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Riferimenti

Riferimenti
1
“Binge drinking” è un’espressione che significa “abbuffata di alcolici” o “bere fino a ubriacarsi” ed indica l’assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un intervallo di tempo molto ristretto (indicativamente 2-3 ore

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