
Come sono diventato formatore
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Premessa
Dopo unâesperienza nella selezione del personale, in Alitalia mi fu offerta la possibilitaÌ di passare alla formazione, dove rimasi per sette anni, prima di lasciare lâazienda. Eâ a quegli anni che risalgono le mie piuÌ significative esperienze di apprendimento, che racconteroÌ in questo articolo.
Lo sviluppo professionale
In Italia, la formazione finalizzata allo sviluppo delle competenze âtrasversaliâ si eÌ diffusa soprattutto negli anni â70. Anche in Alitalia, la mia prima âmammaâ professionale, i maggiori investimenti fino agli anni â80 hanno riguardato prevalentemente lâaddestramento tecnico (rivolto a piloti, assistenti di volo, impiegati di scalo, tecnici e operai aeronautici, ecc..).
Alitalia era allora tra le prime Compagnie Aeree a livello mondiale. Faceva profitti ed era riconosciuta eccellente soprattutto nella preparazione professionale dei piloti, nella manutenzione degli aerei, nei servizi di ristorazione a bordo, nei sistemi di prenotazione e in alcuni programmi informatici venduti anche ad altre Compagnie. Per la sua specificitaÌ di business, pur appartenendo alla galassia dellâIRI, Alitalia era sempre stata gestita come unâazienda privata, da vertici con un solido background tecnico-professionale e una leadership ampiamente riconosciuta anche a livello istituzionale.
Sulla base di alcune previsioni di scenario del trasporto aereo che indicavano per il futuro la necessitaÌ di allearsi con altre Compagnie, migliorare la qualitaÌ del servizio, differenziare lâofferta e ridurre i costi (anche se erano ancora lontanissime le âlow costâ), nei primi anni â80 fu avviato un cambiamento strategico, strutturale e culturale che rese necessari cospicui investimenti formativi finalizzati a supportare il change management.
Fu percioÌ creata una nuova Direzione (comprendente la selezione, la formazione e la comunicazione interna) che fu affidata ad un giovane manager, proveniente da una SocietaÌ di Consulenza multinazionale. E giaÌ questa nomina fu un primo forte segnale di cambiamento, in una cultura abituata a premiare lâanzianitaÌ e la gavetta interna.
Ci fu un avvicendamento anche dei responsabili delle tre funzioni della Direzione e capo della Formazione fu nominato un Dirigente (proveniente dallâaddestramento) che mi stimava come selezionatore e nel 1983 mi propose di lavorare con lui, offrendomi una promozione dopo pochi mesi.
La stima reciproca si trasformoÌ ben presto in una efficace intesa organizzativa che mi fece crescere rapidamente su due solide basi: il capo diretto come punto di riferimento manageriale ed il Direttore (con il know-how che portava dallâesterno) come fonte di apprendimento professionale.
Spesso ci trovavamo insieme (il capo ed io, entrambi digiuni di formazione) in religioso silenzio nelle riunioni con il Direttore, attenti a recepire indicazioni, modelli, linee-guida che poi dovevamo tradurre operativamente.
Naturalmente, per acquisire i basics della professione, presi parte quasi subito a due corsi interaziendali di formazione formatori e convinsi il Direttore ad organizzarne uno internamente, per approfondire con i colleghi le specificitaÌ del business del trasporto aereo in unâottica formativa.
Ma il mio sviluppo si arricchiÌ, giorno dopo giorno, soprattutto attraverso i confronti interni e le relazioni con alcune societaÌ di consulenza che furono chiamate a gestire le varie iniziative. Le co-progettazioni (di contenuti e materiali esercitativi specificamente contestualizzati), le tutorship e gli affiancamenti ai consulenti (in particolare, di una societaÌ che sarebbe poi diventata la mia seconda âmammaâ professionale) mi fecero ben presto âinnamorareâ della professione di formatore, amore che dura da oltre trentâanni.
Lâapprendimento delle competenze âtrasversaliâ
La corpositaÌ dei progetti che furono avviati in quegli anni mi fece apprendere una vastitaÌ di competenze fino ad allora sconosciute: dal problem solving al decision making, dalla pianificazione alla gestione del tempo, dalla comunicazione alla negoziazione, dal lavoro di gruppo al project management, ecc…
Gli interventi formativi erano numerosi e rivolti prevalentemente al middle management di tutte le famiglie professionali. Alcuni erano di durata oggi impensabile (il seminario-base per i quadri intermedi durava 15 giorni !) ma con una struttura organizzativa di circa 10 persone, fra progettisti, tutor e personale di staff, riuscivamo a realizzare ogni anno oltre 1000 giorni dâaula.
La professione mi appassionava sempre di piuÌ, tanto da lavorare anche 14 ore al giorno, facendo arrabbiare moglie e figlie, che oltre tutto faticavano a comprendere in cosa consistesse il mio nuovo lavoro.
Gran parte del tempo lo dedicavo a potenziare le mie conoscenze e ad apprendere tecniche e metodi che poi avrei applicato anche al di fuori del lavoro.
A volte riflettevo su quanto alcune competenze mi sarebbero state utili anche in passato e spesso mi chiedevo come mai non facessero parte dei programmi di scuola media superiore o dellâuniversitaÌ (e me lo chiedo ancora oggi).
Ad esempio, una volta interiorizzati i metodi del problem solving e del decision making, non solo riuscii a realizzare progetti formativi piuÌ efficaci e contestualizzati, ma ebbi la possibilitaÌ di applicarli con successo ad alcuni problemi e a molte decisioni, organizzative e personali.
Analogamente, una volta appresi i criteri logici per definire le prioritaÌ ed ottimizzare la gestione del tempo, ne feci un mio cavallo di battaglia, fino a farli diventare una caratteristica della mia personalitaÌ.
Scoprii in quegli anni che quella dote che avevo particolarmente apprezzato nello stile di comunicazione di mia moglie (inglese), caratterizzato da silenzi eloquenti, rispetto e capacitaÌ di esprimere il dissenso solo dopo aver ben recepito il pensiero dellâaltro, si chiama ascolto attivo.
Se câeÌ un detto che ho sempre cercato di combattere eÌ quello che recita: chi sa fa, chi non sa insegna.
CosiÌ, appena capii come si puoÌ gestire efficacemente una riunione (prima, durante e dopo), mi diedi da fare ad influenzare lâandamento di tutte le riunioni che mi vedevano coinvolto, anche quelle convocate da altri.
E quando mi fu assegnata una responsabilitaÌ di coordinamento, applicai subito concetti, princiÌpi, tecniche e metodi che avevo appreso nella gestione delle persone. In qualche caso trovai conferma di esperienze maturate da autodidatta ma per lo piuÌ scoprii un mondo nuovo e oggi posso dire che il primo change management che realizzai in quegli anni fu il mio.
La valorizzazione degli apprendimenti
Dopo due anni dietro le quinte o sulla scena ma in ruoli comprimari, venne il giorno del debutto in aula, che mi fece completare lo sviluppo professionale, ricoprendo tutti i ruoli possibili di un formatore, compreso quello di docente.
Avevo avuto la fortuna di affiancare spesso alcuni grandi âaulistiâ e, quando si trattoÌ di progettare un intervento formativo di tre giorni, finalizzato a favorire una maggiore integrazione fra lâAssistenza Tecnica e le altre funzioni aziendali, convinsi i miei capi a realizzare tutta lâiniziativa con docenti interni, compresa una mia giornata su alcune capacitaÌ relazionali da sviluppare per migliorare lâintegrazione.
Mi preparai capitalizzando tutto cioÌ che avevo appreso, calcolai esattamente i tempi dei miei interventi e previdi il possibile svolgimento delle esercitazioni da fare e delle dinamiche dâaula. La notte prima del debutto dormii pochissimo e allâalba ero davanti allo specchio a ripassare per lâennesima volta tutta la parte.
Ricordo che al primo break mi tolsi la giacca ma mi accorsi che la camicia era zuppa di sudore e allora, con un poâ di vergogna, mi rimisi la giacca ma anche questa, a fine giornata, sembrava uscita da unâimmersione subacquea.
PeroÌ ne valse la pena. I riscontri sullâiniziativa furono tutti positivi e la mia docenza, in una scala da 1 a 5, fu valutata dai partecipanti con una media di 4,5.
Fu il primo feedback di unâesperienza trentennale che mi avrebbe portato poi, in collaborazione con primarie societaÌ di consulenza, a lavorare per un centinaio di organizzazioni pubbliche e private, scoprendo ovunque enormi bisogni formativi da soddisfare e apprendendo quasi ogni giorno nuovi concetti, modelli, metodi e strumenti, utili per rendere sempre piuÌ efficaci gli interventi da realizzare.
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Paolo Macchioni
Esperto di sviluppo individuale ed organizzativo, ha intrapreso la libera professione nel 1991, dopo unâesperienza di quindici anni in Alitalia. Eâ autore di Check-up manageriale (F.Angeli, 2012) e coautore di Formazioni one to one (F.Angeli, 2012). Eâ iscritto al Registro dei Formatori Professionisti AIF.
E-mail: paolo.macchioni@alice.it